Claudio Pontiggia
Direttore artistico e docente di materie teoriche
Sono nato a Lugano in un giorno d’estate del 1963; siccome ero l’ultimo di cinque figli, l’ora esatta della mia nascita non è mai stata molto chiara nella memoria di mia madre.
Ho intrapreso lo studio della musica già a sei anni, alla Civica Filarmonica di Lugano. Tuttavia, devo confessare che fra me e il solfeggio non è stato proprio amore a prima vista; il mio debutto nel mondo musicale è stato infatti una naturale conseguenza della tradizione di famiglia. Ho semplicemente seguito le orme dei miei fratelli maggiori, senza pormi troppe domande.
Pochi mesi dopo, ancora bambino, ho ricevuto dalle mani del maestro Pietro Damiani il mio primo corno. Non si trattava però dello strumento lucido e dorato che mi ero immaginato, o di un qualsiasi altro sfavillante gingillo… ma di un corno vero e proprio! Impegnato in quei nuovi gesti lenti e macchinosi, a me sembrava di soffiare in una specie di tartaruga.
Per molti anni ho studiato poi con il professor William Bilenko, primo cornista della Radio orchestra di Lugano. La sua miscela esplosiva di eclettismo e vivacità mi ha stimolato e fatto appassionare allo strumento (il corno francese, finalmente), tuttavia non ha potuto scardinare la mia atavica riluttanza ad avvicinarmi al pensiero musicale classico: io sono cresciuto fra Dixieland, sfrenata musica da banda e da ballo, e la mia famiglia bazzicava le balere tutti i fine settimana per suonare Jazz… Quelli erano lo stile e le atmosfere da cui mi sentivo attratto, e amavo le carezze di quel paesaggio sonoro meraviglioso e spensierato.
A quindici anni mi sono separato dal rassicurante grembo della famiglia per trasferirmi a Losanna, dove ho iniziato a studiare al conservatorio cittadino. In quel contesto la partecipazione all’universo classico è stata inevitabile, così mi sono rimboccato le maniche e nel 1982 mi sono diplomato in Corno solista con il massimo dei voti. Subito dopo quell’importante traguardo ho partecipato a numerosi progetti orchestrali di musica classica e ho cominciato io stesso ad insegnare, prima al conservatorio di Friborgo, poi in quello di Sion (a cui si sono aggiunti in seguito La Chaux-de-Fonds e Lugano).
Ma nel profondo del cuore non avevo rinnegato le mie radici; per tutti gli anni Ottanta mi sono felicemente sdoppiato, come un autentico Dr Jekyll and Mr Hyde della musica, fra importanti formazioni classiche (Orchestre de chambre de Lausanne, Orchestre de la Suisse Romande, Orchestra della Svizzera italiana) e gruppi Jazz e da ballo, condividendo il palco con molti musicisti di grande talento. Ogni giorno mi barcamenavo fra eleganti teatri e jazz club dall’aria cavernosa, per finire poi, a notte inoltrata, in qualche sgangherata balera di periferia. Destreggiandomi fra cultura classica e Jazz, in quegli anni ho raccolto incalcolabili esperienze musicali e di vita, che mi hanno reso un artista poliedrico e aperto ad ogni genere di novità e contaminazione. Nel 1988 ho organizzato la mia prima importante tournée internazionale in ambito jazz, a cui ne è seguita una seconda l’anno successivo. Vi hanno partecipato artisti di grande calibro (Francis Coletta e Jean-Philippe Zwahlen alla chitarra, Maurice Magnoni al sassofono, Oliviero Giovannoni alla batteria, Palle Danielsson e Marc Jonhson al contrabbasso), e grazie all’entusiasmo che mi hanno trasmesso ho trovato il coraggio di proseguire sulla strada della mia più grande passione.
Nel 1991 ho partecipato al Montreux Jazz Festival accanto a Quincy Jones e a Miles Davis (fu il suo ultimo concerto). Ho collaborato, fra gli altri, con Ray Charles, Clark “Mumbles” Terry, Ifor James, Luciano Pavarotti, Céline Dion, Mina (con cui ho inciso due brani).
Sempre nel ’91 ho conosciuto Mathias Rüegg, fondatore e anima della prestigiosa Vienna Art Orchestra, e senza davvero rendermi conto sono entrato a farne parte. Ci sono restato per sette intensissimi anni, registrando più di dieci dischi.
In quel periodo è stato difficile anche solo immaginare progetti personali; la Vienna Art Orchestra rappresentava un grande impegno fisico e mentale, e mi costringeva a rimanere spesso lontano da casa. C’erano poi gli studenti dei conservatori e i vari progetti paralleli a cui desideravo partecipare. Il tempo libero a disposizione era quindi ridotto al minimo.
Ma al termine della mia collaborazione con la Vienna Art Orchestra, il bisogno di dedicarmi alle mie stesse idee e aspirazioni era ormai diventato impossibile da reprimere; desideravo ardentemente dare vita a qualcosa che avesse la mia impronta, il mio respiro, che dimostrasse nel concreto la mia raggiunta maturità musicale.
Con quell’obiettivo in mente ho dato vita in un primo momento alla formazione jazz Il Trio accanto al pianista Jean-Christophe Cholet e al contrabbassista Heiri Kaenzig. poi a una nuova creatura, Il Sestetto (con Andy Scherrer al sassofono, Paolino Dalla Porta al contrabbasso, Marcel Papaux alla batteria, Franck Tortiller al vibrafono e Jean-Christophe Cholet al pianoforte). Con Il Sestetto ho pubblicato Espoir (Altrisuoni), il mio primo progetto in qualità di compositore, con Il Trio i dischi Aspetti e Immagini e percorsi (Altrisuoni); quest’ultimo, a cui ha partecipato l’armonicista Olivier Ker Ourio, è stato presentato al MIDEM di Cannes nel 2001.
In parallelo, per due anni ho collaborato con il vibrafonista Franck Tortiller, partecipando al suo fianco in numerosi festival (Nevers, Couches, Montpellier, Parigi, Nizza, Le Creusot, Beaune, Chalôn sur Soâne).
Nel 2002 mi è stato attribuito il Premio della Fondazione Suisa per la Musica, per la mia attività artistica e compositiva.
Sono stati anni fantasmagorici e memorabili, che però hanno avuto un’improvvisa battuta d’arresto nel novembre del 2003, quando mi è stata diagnosticata una forma incurabile di distonia muscolare; gli spasmi involontari mi impedivano di controllare i movimenti della bocca e del viso, e con grande rammarico ho dovuto porre fine alla mia carriera di cornista.
Il bivio era segnato, e io dovevo decidere: avrei dovuto cambiare mestiere, riscoprirmi da capo uno spaesato apprendista in età adulta, oppure reinventarmi ex novo senza però abbandonare il mondo della musica?
Non ho avuto alcun dubbio.
Ho scelto di esplorare la via della direzione artistica, conducendo per molti anni la Desamper Big Band, il Coro Verbano, l’Unione Filarmoniche Asconesi e la sua scuola allievi, il Coro misto dell’Acli di Lugano. Per quattro anni, fino al 2016, sono stato direttore della Filarmonica di Valsolda, per la quale ho curato tutti gli arrangiamenti.
Nel 2007 ho dato vita al gruppo LABOttega, che proponeva un repertorio variegato in cui arrangiamenti inediti di brani classici si combinavano a composizioni originali scritte dai diversi componenti. Con LABOttega ho pubblicato i dischi Progetti sonori, Emola, e il concerto Live @ Campione d’Italia (Brambus Records) in cui ha partecipato l’illustre trombettista Paolo Fresu.
Nel 2015 ho organizzato in Ticino il primo Campus musicale estivo, che per una settimana riunisce giovani musicisti in erba e li guida in un’esperienza pedagogica immersiva e stimolante. Contemporaneamente ho progettato il festival Corti di musica, manifestazione concertistica a cui hanno partecipato artisti di fama mondiale (fra cui Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia, Trio Bobo, Mauro Negri, Vincenzo Zitello).
Nel 2015 è finalmente nata la mia scuola di musica: Terzo Suono conta oggi più di quaranta studenti. In sinergia con l’attività didattica ho sviluppato il progetto buzzART, anima gemella della scuola che riunisce in un unico gruppo musicale i maestri e gli allievi più talentuosi di Terzo Suono. Con buzzART abbiamo partecipato a numerosi concerti e manifestazioni, e abbiamo pubblicato il primo disco dal titolo Bailéad.
Dopo aver girovagato per il mondo e aver lavorato con artisti straordinari, con la nascita di Terzo Suono ho potuto finalmente radunare tutti i preziosi insegnamenti e le esperienze professionali e umane raccolte lungo la via; oggi provo la gioia di poter esprimere e condividere il mio credo musicale in un contesto ideale e positivo, con la speranza di passare il testimone a nuove generazioni di musicisti.
Ammetto il grande vuoto lasciato dall’abbandono del mio strumento, quel corno che nel tempo ho imparato ad amare così tanto. Mai, fino a quel maledetto novembre, avrei pensato di dover interrompere un’attività non solo lavorativa, ma anche artistica e spirituale. Mai avrei pensato di riuscire poi a rifiorire e diventare arrangiatore, compositore, animatore, direttore di banda e di coro, organizzatore di festival e, infine, dirigente di una scuola. Mai avrei pensato di essere in grado di gestire contesti così differenti.
Ma mai avrei accettato di abbandonare la musica. Come quel mio primo corno, mi sono scoperto anch’io tartaruga: costante, determinato e appassionato. Sempre, e a dispetto di ogni avversità.
FOTO DAVIDE STALLONE